CYBERBULLISMO: come proteggere un minore nell’era digitale
L’utilizzo sconsiderato e violento dei mezzi di comunicazione elettronici può generare condizioni di pericolo, fino a sfociare nel reato del cyberbullismo. E’ un fenomeno che affligge le nuove generazioni, in particolare i minori, poichè la maggior parte delle vittime rientrano nella fascia di età tra gli 11 ed I 17 anni. Cosa fare per proteggere il proprio figlio da questa situazione? Unica Sicurezza rivela i passi necessari.
Quasi due anni fa, il 29 maggio del 2017 è stata approvata la legge 71/2017 a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyber bullismo; eppure, ancora ora, è un fenomeno tristemente noto. Ma cosa si intende, esattamente, per cyber bullismo? Secondo il MIUR “Il cyber bullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima.”
E ancora, “Il cyber bullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.”
Una delle peculiarità che rendono il fenomeno particolarmente insidioso è la difficoltà sul web, di limitare gli eventi. Infatti se, nella realtà il “pubblico” degli atti di bullismo è il gruppo dei pari, sul web, il pubblico è potenzialmente infinito e può accedere al materiale per un periodo illimitato di tempo.
Secondo l’Istat, nel 2019, il 22% delle vittime di bullismo è stato colpito da cyber bullismo; la maggior parte delle vittime hanno tra gli 11 e i 17 anni con un aumento del fenomeno tra i preadolescenti (11/13 anni). In entrambi i casi si riscontrano maggiori vittime tra le ragazze rispetto ai ragazzi.
Cosa può fare dunque un genitore, un educatore o semplicemente un adulto che si occupa di un ragazzo? La riposta possiamo racchiuderla in quattro parole: parlare, ascoltare, conoscere e denunciare.
Parlare ed educare i figli a dare e ricevere rispetto. Far capire loro che quando si scherza, ci si diverte tutti e non si offende nessuno.
Ascoltare le prime avvisaglie che c’è “qualcosa che non va” nel proprio figlio; essere aperto all’ascolto. Spesso le vittime si vergognano profondamente di quello che stanno subendo; proprio per questo, noi adulti, dobbiamo mostrare apertura e disponibilità all’ascolto.
Conoscere il più possibile lo spazio web in cui naviga il proprio figlio, con chi gioca on line e quali applicazioni ha scaricato sul proprio telefono.
Denunciare! A questo proposito, è utile ed interessante il sito della polizia postale a cui rimando. (www.commissariatodips.it)
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